I fondi di caffè come alternativa all'olio di semi di colza, di soia o di palma per ottenere un biodiesel senza impatto.
Non è utopia ne fiction, ma quanto è emerso da una ricerca dell'American Chemical Society. Secondo i ricercatori, i fondi di caffè, che abbiamo imparato proprio su questo blog a non considerarli semplicemente rifiuti, hanno un contenuto di olio variabile dall'11 al 20% del loro peso, una percentuale simile a quella delle più diffuse e già citate fonti di biodiesel. Dato che ogni anno vengono prodotte nel mondo oltre 7 milioni di tonnellate di caffè, si può prevedere che dai fondi di caffè residui si potrebbe ricavare una quantità di biodiesel superiore a 1 miliardo di litri.
Anche se si tratta di un quantitativo neppure sufficiente a coprire il fabbisogno di carburante per un solo giorno negli USA, resterebbe comunque il vantaggio di un processo di trasformazione semplice ed economico, capace di generare un utile netto medio di 8 milioni di dollari nei soli Stati Uniti.
Per dimostrare la fattibilità e la conveneinza del processo di trasformazione, i tre ricercatori del Nevada (Mano Misra, Susanta Mohapatra e Narasimharao Kondamudi) hanno raccolto i fondi di caffè scartati da una catena multinazionale di caffetterie per ottenere l'olio da trasformare in biodiesel con un sistema economico.
Il "carburante al caffè" così ottenuto ha prima di tutto il vantaggio di profumare di arabica e poi risulta più stabile del classico biodiesel per via dei numerosi antiossidanti contenuti naturalmente nel caffè. Lo stesso gruppo di ricerca ha ora in programma per i prossimi 6/8 mesi la realizzazione di un piccolo impianto pilota, destinato a produrre e testare su strada il carburante sperimentale "figlio della moka".
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