Quattro ballerini variopinti emergono dal palco e su un trono futuristico appare Rihanna. Bionda, capelli a caschetto, un vestito minimale azzurro elettrico, di cui si libera subito dopo «Only Girl (in the World)». Il palco rimane decisamente affollato, regala effetti speciali in grado di strappare boati d'approvazione. Lei indossa un bikini coperto di perline colorate, canta, balla, gioca con i musicisti e con il pubblico. Provoca anche, Rihanna: fa salire sul palco una ragazza e mima una scena di sesso. Un fenomeno perfettamente calato nel suo tempo. Una delle star che maggiormente ha segnato ed è stata segnata dagli anni Zero. Anni veloci, del «qui e subito», che macinano hit e successi, con poca memoria e tanta voglia di presente. Rihanna ha tenuto il passo. Dall'esordio nel 2005 - aveva 17 anni - ha viaggiato al ritmo di un album l'anno, con l'unica eccezione del 2008, e ha distribuito milioni di copie in giro per il mondo. Singoli soprattutto, che messi insieme stanno a stento nella tracklist di un concerto. E per lo più in formato mp3. Non a caso è stata eletta dal magazine Billboard «Digital artist of the Decade». E i suoi fan, con poche eccezioni, sono i protagonisti degli anni Zero. Enrica Michetti ha 19, arriva da Chieti e difende il suo posto alla testa della lunga fila che già dal pomeriggio preme sui cancelli: «Siamo arrivati alle 8, voglio assolutamente la prima fila». I continui cambi di stile e di look non hanno disorientato il suo pubblico, l'artista non sbaglia un colpo. Nemmeno nella composizione della scaletta, dove va a pescare sapientemente tra i suoi 6 album - apprezzatissime le vecchie hit «Pon de Replay» e «Unfaithful» - e non solo, con la cover di «Darling Nikki» di Prince (per cui scatta il cambio d'abito: uno smoking che lascia presto il posto a un body di pelle), con cui introduce «S&M». Un ponte sonoro tra gli anni Ottanta e gli anni Zero. E diverse generazioni si mescolano tra il pubblico, con i figli che obbligano i genitori ad accompagnarli al concerto. Barbara Fonte e Francesca Sedita, 13 anni, i biglietti se li sono fatti comprare dai papà, mentre alle mamme è toccato il live: «Alla fine l'abbiamo fatta apprezzare anche ai nostri genitori». Ascolti soprattutto digitali, mp3 su pc o smartphone. «Ho tutti i suoi pezzi sull'iPod», racconta Mariasole Durante, 16 anni. Insomma, al di là dei supporti sonori e delle mode, è il ritmo che conta. E la serata torinese ne ha regalato parecchio. A cominciare dalle 20, quando ha iniziato a scaldare l'atmosfera il dj e musicista scozzese Calvin Harris, che ha prodotto «We found love», primo singolo del nuovo «Talk That Talk». L'album è uscito il 21 novembre, in pieno The Loud Tour, trasformando in corsa il concetto di ultimo successo. È così che «What's my name?» e «Raining Man» di «Loud» diventano vecchi, già superati da «We Found Love», che chiude una scaletta di 25 pezzi, subito dopo la travolgente «Umbrella».
Fonte: lastampa.it
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