Mito e leggenda si mescolano alla storia del caffè, una storia che si perde nella “notte dei tempi”, tanto varia, sfuggente e antica è la sua origine, da alimentare numerose leggende. Per esempio c’è chi ne trova traccia addirittura nel Primo Libro dei Re della Bibbia, identificando nel caffè “i grani abbrustoliti” portati da David come dono di riconciliazione ad Abigaele.
E c’è chi riconosce nel caffè la bevanda amara detta “Nepente” che Elena aggiunse al vino per asciugare lacrime degli ospiti alla mensa di Menelao, definita da Omero utile “contro i dispiaceri, i rancori e la memoria dei dolori”. Ma tuttavia è poco probabile che Omero, 5-600 anni prima di Cristo conoscesse il caffè visto che poi per 1500 anni nessuno ne parlerà più. Molto tempo dopo, nascono le prime leggende sul caffè ma siamo sicuramente nel Medioevo e forse anche più tardi.
La più diffusa narra di pastori etiopi, tra i qual il capraio Kaldi, che avevano notato come le loro capre dopo aver brucato foglie e bacche di un certo cespuglio, fossero ben più vispe ed irrequiete del solito. Gli stessi pastori riferirono della scoperta ai monaci cristiani del vicino convento di Scehodet e come poi questi, dopo alcuni esperimenti avessero adottato l’infuso di bacche come una tisana miracolosa per tenersi svegli durante le lunghe notti di preghiera.
La bevanda ottenuta fu chiamata in arabo, “Kah wah” o “Cahuè” cioè forza e nella versione turca, “Kahvè” che significava lo stimolante. Ma di questa leggenda se ne hanno varie versioni, anche se il suo primo uso come bevanda storicamente è stato associato ai filosofi Sufi, che lo bevevano per mantenersi svegli durante i loro esercizi spirituali. Ma sicuramente tra il 1300 e il 1400 erano già diffusi nel mondo musulmano i primi quantitativi di caffè tostato. Prima di allora veniva consumato crudo, variamente schiacciato in poltiglia o macerato nell’acqua o ancora salato e impastato con grassi per la confezione in pani. Originario dell’Etiopia, nell’altopiano di Kaffa, fu trapiantato nell’Arabia Felix, l’attuale Yemen, in tempi remoti e rimase per molti secoli monopolio esclusivo degli arabi. Gli etiopi, prima di iniziare la coltivazione commerciale, raccoglievano le rosse bacche del caffè dalle piante silvestri del bosco o da quelle che trovavao dietro casa. Allora si consumava la dolce polpa dei frutti maturi, come ancora oggi si usa nell’Africa centrale, e da essa si otteneva un succo, a volte fermentato,per produrre una bevanda alcolica. Talvolta si masticavano le foglie o si preparava con esse un infuso simile al tè.
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