Al contatto con la cultura cattolica, il caffè incontrò diverse opposizioni. Siccome era una preparazione mussulmana, il clero chiese formalmente a Clemente VIII di proibirla.
Narra la leggenda che il Papa, famoso per aver mandato al rogo Giordano Bruno e per la riforma dei costumi ecclesiastici, sorseggiando la bevanda: prima sentenziò: “è così squisita che sarebbe un peccato lasciarla bere esclusivamente agli infedeli”, e poi procedette al suo battesimo per renderla in grazia cristiana. È invece documentato che il medico personale di Clemente VIII, il noto botanico Andrea Cesalpino, fu il primo occidentale a descrivere nelle sue opere la pianta del caffè.
Beethoven, grande amatore del caffè forte, sembra si desse la pena di contare settanta chicchi per ogni tazza che avrebbe bevuto.
Una storiella veneziana recita che Casanova, appena scappato dai Piombi, non resistette alla tentazione di fermarsi al caffè Florian per assaporarne una tazza.
Il filosofo, scrittore e drammaturgo Voltaire sembra bevesse fino a cinque caffè al giorno.
Honoré de Balzac che dedicava anche un pomeriggio se doveva scegliere la miscela giusta per preparare la nera bevanda, precisava nel suo “Trattato sugli eccitanti moderni”:
“il caffè mette in movimento il sangue, ne fa sgorgare gli spiriti motori, eccitazione che precipita la digestione, caccia il sonno e permette di utilizzare un po’ più a lungo le facoltà cerebrali”
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