''I medici parlano di un periodo di almeno un anno prima di poter
pensare ad un recupero completo''. Vasco Rossi ha scelto ancora una
volta Facebook, che da mesi e' il suo canale privilegiato per dialogare
con i fans e con il mondo, per spiegare tra ironia e confessione il
lavoro e le sofferenze, non solo artistiche, che hanno portato alla
realizzazione di 'L'altra meta' del cielo', il balletto in quattro atti
ispirato dalle donne della sua ultratrentennale discografia che
debuttera' alla Scala di Milano il 31 marzo, con repliche fino al 13
aprile. Gli stessi ballerini del corpo di ballo della Scala hanno fatto a
gara per far parte dello spettacolo, con le coreografie di Martha
Clarke. ''Cantare le canzoni e' stata una vera impresa'', ammette il
Blasco, ''e' stato uno dei periodi piu' difficili della mia vita'', poi
pero' ''un mese di sofferenza e' esploso in un minuto di totale e
completo trasporto artistico. Cinque canzoni in un pomeriggio e tutte
perfette. Un vero miracolo di Padre Mio. Una cosa incredibile,
impossibile, inimmaginabile''. Il rocker di Zocca non nasconde ''le
vicissitudini che tutti conoscete... I tre esami diagnostici con
anestesia totale, i sei mesi di antibiotici e la mia veneranda eta' (60
anni compiuti il 7 febbraio, ndr) incidono e incideranno ancora molto
sulle mie facolta' psicofisiche. Ho dovuto calcolare le forze e le
energie: ore di sonno, momenti di risveglio e preparazione, combattendo
con un fastidioso raffreddore che spesso non mi permetteva di respirare.
Le prime settimane - ammette - sono state una serie di frustranti
insuccessi''. Per ricantare le 13 canzoni del progetto Scala,
riarrangiate da Celso Valli in chiave classica-pop, Vasco ha affittato
l'ultimo piano di un albergo alla periferia di Bologna e impiegato un
mese e mezzo, dai primi di gennaio a meta' febbraio. ''E' stata
un'esperienza tra le piu' dure e difficili della mia vita'', confessa.
''Entrare nel clima diverso creato da Celso - spiega - e interpretare la
canzone con la stessa emozione e le stesse intensita', mantenere il
senso del testo in un ambiente musicale cosi' diverso e fare in modo che
non perdessero la loro identita' non e' stato facile. Tutto cio' era
gia' una sfida notevole. Difficile e interessante''. Ma il problema piu'
grave ''era il mio stato di 'convalescente' che non mi permetteva di
avere l'energia solita e necessaria''. ''Non riuscivo a trovare la
combinazione giusta degli elementi... energia... voce... e convinzione.
Non ero ancora riuscito a cantare neppure una canzone dopo quattro
settimane. La faccenda stava diventando tragica. La tensione, la
nevrosi, la paura di non riuscire si stavano impossessando del mio
spirito malandato e fragile. Un momento - dice ora Vasco - veramente
terribile, pieno di frustrazione, abbattimento, avvilimento,
mortificazione e sconforto''. Poi un giorno ''tutti i fattori si sono
improvvisamente ritrovati e, impastati da una buona dose di
disperazione, mi hanno spinto a cominciare a cantare con enorme tensione
la prima canzone. Alla fine Nicola (fra i piu' stretti collaboratori,
ndr) mi dice 'sembra che vada bene! E' venuta benissimo. A quel punto
dico 'mettine su un'altra subito'. Risulta perfetta, anche questa senza
una minima pecca. Un'interpretazione fantastica. Non credevo alle mie
orecchie. Dico a Nicola 'dai proviamone un'altra!'... e poi un'altra e
poi un'altra. Cinque canzoni in un pomeriggio, tutte perfette. Roba da
pazzi! Non dimentichero' mai questo periodo''.
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